I like to party fuckin' hard...
Ebbene si, la mattata è stata fatta. Accompagnato dal fedele Banèz, reinventantosi punk rocker per l’occasione, ce ne siamo andati a Liverpool. Al grido di “a Messina a Messina solo lo stretto” e “Moira Orfei Moira Orfei non capisce niente” siamo giunti nella piovosa città industriale verso le 11. La prima tappa, da amanti del football quali siamo, è l’Anfield Road. Chiaramente non riusciamo ad entrare dentro, allora giù a testa bassa dentro al negozio col materiale ufficiale. Negozio o ipercoop? Roba da pazzi: bambini, mamme, nonni, piccoli hooligans, grandi-abnormi hooligans, tutti dentro a comprare di tutto e anche di più. Al di là dell’aspetto consumistico, niente da dire sull’attaccamento della città alla squadra. Per il pomeriggio scorrazziamo su e giù per il triste-grigio centro della città. A risollevare la situazione ci pensa una simpatica pioggerellina e un vento polare...
Veniamo al concerto: dopo 3 gruppi spalla, ai quali abbiamo preferito un simpatico divano, verso le 9:30 salgono sul palco i “beniamini” Propagandhi. Aprono con “a speculative fiction”, per incendiare il Barfly subito dopo con “fuck the border”: Rod(il bassista) era davvero carichissimo! Non direi la stessa cosa invece di Chris(cantante-chitarrista) e del secondo chitarrista, faccia mai vista, probabilmente solo un turnista. L’ultimo disco –Potemkin city limits- suonato praticamente tutto; personalmente mi ha fatto piacere che abbiano fatto diversi pezzi vecchi, tra cui “refusing to be a man”, “less talk more rock”, “haillie sellasse up your ass” , “i was a pre-teen mcCharthist” etc… Nota di merito: davvero metallosa e coinvolgente “back to the motor league”.
Alle 11:30 finisce l’ambaradan, ci dirigiamo quindi verso l’aeroporto non prima di aver constatato quanto la domenica sera ci siano un sacco di gggiovanissime liverpooliane in giro, a conferma del principio “andiamo noi, arrivano loro”.
Un cordialissimo “andate a lavurà” a tutti gli addetti del servizio cibarie della città! Mai mangiati dei panini cosi merdosi…
Ebbene si, la mattata è stata fatta. Accompagnato dal fedele Banèz, reinventantosi punk rocker per l’occasione, ce ne siamo andati a Liverpool. Al grido di “a Messina a Messina solo lo stretto” e “Moira Orfei Moira Orfei non capisce niente” siamo giunti nella piovosa città industriale verso le 11. La prima tappa, da amanti del football quali siamo, è l’Anfield Road. Chiaramente non riusciamo ad entrare dentro, allora giù a testa bassa dentro al negozio col materiale ufficiale. Negozio o ipercoop? Roba da pazzi: bambini, mamme, nonni, piccoli hooligans, grandi-abnormi hooligans, tutti dentro a comprare di tutto e anche di più. Al di là dell’aspetto consumistico, niente da dire sull’attaccamento della città alla squadra. Per il pomeriggio scorrazziamo su e giù per il triste-grigio centro della città. A risollevare la situazione ci pensa una simpatica pioggerellina e un vento polare...
Veniamo al concerto: dopo 3 gruppi spalla, ai quali abbiamo preferito un simpatico divano, verso le 9:30 salgono sul palco i “beniamini” Propagandhi. Aprono con “a speculative fiction”, per incendiare il Barfly subito dopo con “fuck the border”: Rod(il bassista) era davvero carichissimo! Non direi la stessa cosa invece di Chris(cantante-chitarrista) e del secondo chitarrista, faccia mai vista, probabilmente solo un turnista. L’ultimo disco –Potemkin city limits- suonato praticamente tutto; personalmente mi ha fatto piacere che abbiano fatto diversi pezzi vecchi, tra cui “refusing to be a man”, “less talk more rock”, “haillie sellasse up your ass” , “i was a pre-teen mcCharthist” etc… Nota di merito: davvero metallosa e coinvolgente “back to the motor league”.
Alle 11:30 finisce l’ambaradan, ci dirigiamo quindi verso l’aeroporto non prima di aver constatato quanto la domenica sera ci siano un sacco di gggiovanissime liverpooliane in giro, a conferma del principio “andiamo noi, arrivano loro”.
Un cordialissimo “andate a lavurà” a tutti gli addetti del servizio cibarie della città! Mai mangiati dei panini cosi merdosi…
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